La forza delle parole
Quando ci troviamo in mezzo a un problema con l’altro, nella burrasca di una discussione dalla quale la fatica per uscirne sembra quasi insormontabile e ci si blocca su argomentazioni che mai pensavamo di dover affrontare cosa ha portato a tutto ciò, cosa si è bloccato o non ha funzionato?
Non ha funzionato la parola.
Si dice sempre “parliamone” ma la parola, i fiumi di parole che scorrono spesso nei letti delle discussioni e travolgono con la loro forza, la loro freddezza possono davvero fare male.
Le parole feriscono, uccidono anche, lasciano segni indelebili.
Quanti di noi ricordano un momento della loro vita in cui hanno ascoltato una frase rimasta nell'animo e mai più andata via?
Quanti di noi hanno detto all'altro parole che hanno ferito, e ogni tanto vengono riproposte sul palcoscenico delle conversazioni o meglio delle liti?.
Basta davvero poco, una frase sbagliata detta inconsapevolmente, oppure al contrario una parola espressa con lo scopo di ferire, annientare.
Le parole bloccano, provocano dei graffi profondi nell'anima che restano anche a distanza di anni, decenni.
Si tenta di dimenticare ma restano impronte indelebili che i nostri pensieri si trovano spesso a ripercorrere.
Tutti possono farlo, forti, deboli, uomini e donne, adulti e bambini.
Capita sempre, capita spesso, tutti i giorni, tutti i minuti a tutti…
Le parole affollano la nostra mente e la nostra anima, vivono con noi e diventano poi parte di noi.
Le parole sono versatili, si usano in tanti contesti, con le parole si ama, si abbraccia, si odia, si ferisce o addirittura si uccide.
Si uccide l’altro, si uccide un sentimento, una relazione.
Noi siamo le parole che esprimiamo e le parole che riceviamo.
Quante volte, forse troppe ci troviamo a pensare “non volevo dirlo, "mi dispiace", "scusa” oppure “non dovevi dirlo”, quante?
Litigare non è cosa semplice, litigare bene farsi capire credo sia una delle cose più difficili da imparare non esiste una scuola, nessuno lo insegna.
La scuola è la vita, e la vita può educare ma anche diseducare.
Quando le parole diventano muri invalicabili che non ci permettono di andare oltre di oltrepassare le barricate che si sono stratificate con il tempo il vedersi, il capirsi diventa impossibile.
Quando in una relazione si arriva a un punto in cui le crepe che si sono create diventano voragini che inghiottono, la comunicazione si trasforma in una non comunicazione e non ci si accorge che si ferisce con il semplice uso delle parole.
Si dice spesso “tu hai fatto”, “tu hai detto”, “sei sempre la solita” “con te non si può parlare”.
Si usano le etichette.
Le etichette condizionano moltissimo la relazione qualunque essa sia.
Sia che si tratti di una relazione d’amore, di un rapporto di lavoro oppure di una relazione con i bambini.
L’etichetta soffoca, equivale ad apporre sulla fronte un tagliando visibile a tutti e gli altri si rapportano a noi sulla base di quello che semplicemente vedono, senza andare oltre.
In un setting di Mediazione si tenta di superare tutto ciò, il Mediatore in qualità di facilitatore della comunicazione lavora affinché le persone si incontrino sul piano comunicativo, riaccendano un dialogo che si è interrotto.
In Mediazione le etichette si abbandonano, con il tempo le persone arrivano a rendersi conto dei bisogni reciproci e che vi possono essere degli interessi comuni che permettono di incontrarsi.
Le persone ripercorrono il proprio vissuto personale e di coppia, le proprie amarezze o solitudini imparando a sostare nel conflitto.
Tutto questo si vive con l'aiuto del Mediatore che sta accanto alle persone aiutandole a vivere quel cambiamento che è estremamente importante per poter accogliere l'altro.
Questo avviene lentamente non è un processo improvviso, come tutti i cambiamenti le strade devono essere vissute, percorse, bisogna attraversare il tunnel, onde poter rivedere
poi la luce e vincere insieme ovvero creare un'alleanza a livello genitoriale garantendo ai figli dei rapporti stabili con mamma e papà separati.
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