Chi vuole qualcosa sul serio trova una strada, gli altri una scusa (Proverbio africano)
Quando in una coppia, sposata o non sposata, una semplice coppia che convive e divide ogni giorno, la crisi irrompe con la sua forza distruttiva le reazioni non sono mai univoche e soprattutto mai immediate.
Possiamo dire che la crisi stessa viene vissuta in modi differenti tra le persone, in maniera unilaterale, nel proprio intimo e spesso non viene esternata senza indugio.
La crisi arriva come uno tsunami e travolge tutto quello che è stato costruito fino a quel momento creando una nebbia di paura, tristezza, ansia e angoscia.
Guardare attraverso questa nebbia tentando di intravedere lo scenario non è sempre facile e talvolta la paura paralizza al punto tale che si preferisce vedere i contorni e illudersi che la nebbia passerà e l'orizzonte si schiarirà.
Molti preferiscono continuare a guardare oltre la nebbia e illudersi che tutto tornerà come prima, che il puzzle si è temporaneamente sfasato, ed evitare la fatica di affrontare le emozioni che la crisi scatena inevitabilmente.
Questo accade perché fa paura tanta paura rendersi conto che oltre la nebbia il paesaggio è cambiato e soprattutto che noi siamo cambiati rispetto a quel paesaggio, non ci sentiamo più cittadini con il diritto di residenza.
Da soli senza una giusta distanza è difficile riuscire a vedere bene oltre la coltre calata sulla coppia.
Parlare del conflitto che affligge la coppia fa paura perché significa renderlo reale, concreto perché tutto nella vita quando viene tradotto in parole diventa vero.
Al contrario decidere di intraprendere con maturità un percorso di mediazione familiare significa dare comunque un senso a tutto il percorso di convivenza, al legame d'amore che è stato, è esistito e ci ha portato fino a questa tappa, una tappa dolorosa ma comunque esistente e che sta diventando una parte di noi e dei nostri figli.
Lo spazio e il tempo che la mediazione offre alle coppie è la possibilità di affrontare il conflitto, riconoscere le emozioni che si vivono, ricordare i motivi che ci hanno portato a scegliere quella determinata persona, il patto segreto che ci ha uniti, per arrivare ad un oggi che magari non ci piace, ci ha deluso, ma comunque è qui.
Siamo noi, che prima eravamo un io e un tu per poi unirci in un noi e fare un tratto di strada insieme, guardare all'orizzonte e crederci, crederci fino in fondo, e sapere che comunque la nebbia, la pioggia può arrivare e possiamo decidere di proteggerci sotto uno stesso ombrello oppure allontanarci con due ombrelli diversi.
Il mediatore aiuta la coppia ad aprire gli ombrelli sotto cui ripararsi dalla tempesta anche se sono due ombrelli differenti aiutandola a capire che è possibile separarsi in maniera cooperativa portando sotto gli ombrelli i figli rendendo il loro dolore più sopportabile.
La coppia si divide ma questo non significa la rottura della famiglia perché pur nella separazione i genitori non perdono quella che è la loro competenza genitoriale.
Durante un percorso di mediazione i genitori possono capire e scoprire che è possibile scambiarsi gli ombrelli e magari darsi una stretta di mano e continuare su strade diverse sotto il profilo della genitorialità.
I genitori che decidono in tal senso portano il dono più bello ai loro figli ovverosia i ricordi di collaborazione, un esempio di costruzione perché i legami sono e restano centrali nella mente di tutti e lo saranno per sempre.
I genitori che decidono in tal senso portano il dono più bello ai loro figli ovverosia i ricordi di collaborazione, un esempio di costruzione perché i legami sono e restano centrali nella mente di tutti e lo saranno per sempre.
Commenti
Posta un commento