Il rumore del silenzio
Una strada di campagna dove ascolto solo i miei passi.
Ai lati il verde del bosco, di fronte la strada che sale e porta in cima per arrivare a un belvedere dove il panorama si scaglia immenso in un intreccio di stradine e campi dai mille colori diversi.
I passi, il suono del vento e in lontanaza l’abbaiare di cani sono gli unici rumori che si sentono il resto è silenzio, solo silenzio.
Mi fermo a pensare al silenzio e a come tanti lo temono, ne hanno paura.
Quanti di noi improvvisamente soli in casa accendono la radio, la televisione al solo scopo di avere compagnia e non sentire il rumore assordante del silenzio?
Non siamo abituati al silenzio, lo temiamo, ci crea angoscia come se cadessimo in un precipizio e cerchiamo ogni mezzo per evitarlo.
Se ci immergiamo per brevi momenti altrove, nel silenzio in montagna o in campagna astraendoci dal quotidiano ci rendiamo conto improvvisamente di come il paesaggio cambia, si modifica apparendoci diverso proponendoci svariati mondi possibili.
Questo è il potere del silenzio ovverosia ci offre la possibilità di entrare in dimensioni sempre diverse.
Il silenzio se ascoltato può essere un grande alleato un amico fedele.
Se vogliamo ascoltare, ascoltare davvero ci vuole silenzio.
Il silenzio è strettamente legato all’eccezionale e lo ritroviamo di fronte ad eventi particolari, diventa palpabile e sovrano quando qualcosa esce dall’ordinario allora in quell’istante il silenzio cala ed impera.
Il silenzio è estremo.
La paura è silenzio, l’imbarazzo è silenzio, l’abbraccio è silenzio e perché no anche l’amore..quanti amano in silenzio..
Il silenzio è necessario laddove è importante pensare, capirsi, meditare rispondere alle domande più profonde, alle angosce che si agitano dentro di noi.
Il silenzio permette di comunicare quando le parole falliscono, offre l’opportunità di aprire nuovi spazi di comunicazione, nuovi linguaggi.
Se non parliamo ci sono tantissimi segnali che possono far percepire all’altro il nostro interesse il nostro "esserci" e in quel momento dentro di noi siamo nel silenzio dell’ascolto.
In Mediazione è davvero essenziale saper mantenere il silenzio.
Si tratta di vivere pause di riflessione in cui la coppia rielabora i propri vissuti o quello che ha appena ascoltato dal Mediatore.
I silenzi, magari a volte anche piuttosto lunghi, hanno una loro grande importanza.
Il Mediatore deve concedere molta attenzione al silenzio in quanto costituisce una modalità diversa di comunicazione il cui significato può variare con le relazioni, la cultura le varie situazioni.
E’ molto importante comprendere le motivazioni che portano un silenzio a prolungarsi, tentare di capire cosa sta accadendo cosa si muove dentro le persone, cosa le blocca.
Per capire il Mediatore può anche esplicitare la propria interpretazione del silenzio che aleggia chiedendo conferma.
Talvolta è sufficiente un minimo sguardo o un cambio di posizione per palesare un disagio, una gioia oppure un dolore, ed è proprio sapendo usare il silenzio che il Mediatore è in grado di aprire uno spazio per accogliere chi è entrato nella stanza della Mediazione e “sentirlo”.
La comunicazione viene portata in un’altra dimensione, ci si parla con lo sguardo, con il sorriso oppure con le lacrime o la postura.
Attraverso il silenzio emerge quanto non detto, il dolore non espresso le parole non urlate.
Usando le parole di un film del 1999 “Storia di noi due” “i silenzi più rumorosi sono quelli pieni di tutte le cose dette in modo sbagliato, dette trecento volte”.
Ai lati il verde del bosco, di fronte la strada che sale e porta in cima per arrivare a un belvedere dove il panorama si scaglia immenso in un intreccio di stradine e campi dai mille colori diversi.
I passi, il suono del vento e in lontanaza l’abbaiare di cani sono gli unici rumori che si sentono il resto è silenzio, solo silenzio.
Mi fermo a pensare al silenzio e a come tanti lo temono, ne hanno paura.
Quanti di noi improvvisamente soli in casa accendono la radio, la televisione al solo scopo di avere compagnia e non sentire il rumore assordante del silenzio?
Non siamo abituati al silenzio, lo temiamo, ci crea angoscia come se cadessimo in un precipizio e cerchiamo ogni mezzo per evitarlo.
Se ci immergiamo per brevi momenti altrove, nel silenzio in montagna o in campagna astraendoci dal quotidiano ci rendiamo conto improvvisamente di come il paesaggio cambia, si modifica apparendoci diverso proponendoci svariati mondi possibili.
Questo è il potere del silenzio ovverosia ci offre la possibilità di entrare in dimensioni sempre diverse.
Il silenzio se ascoltato può essere un grande alleato un amico fedele.
Il silenzio è strettamente legato all’eccezionale e lo ritroviamo di fronte ad eventi particolari, diventa palpabile e sovrano quando qualcosa esce dall’ordinario allora in quell’istante il silenzio cala ed impera.
Il silenzio è estremo.
La paura è silenzio, l’imbarazzo è silenzio, l’abbraccio è silenzio e perché no anche l’amore..quanti amano in silenzio..
Il silenzio è necessario laddove è importante pensare, capirsi, meditare rispondere alle domande più profonde, alle angosce che si agitano dentro di noi.
Il silenzio permette di comunicare quando le parole falliscono, offre l’opportunità di aprire nuovi spazi di comunicazione, nuovi linguaggi.
Se non parliamo ci sono tantissimi segnali che possono far percepire all’altro il nostro interesse il nostro "esserci" e in quel momento dentro di noi siamo nel silenzio dell’ascolto.
In Mediazione è davvero essenziale saper mantenere il silenzio.
Si tratta di vivere pause di riflessione in cui la coppia rielabora i propri vissuti o quello che ha appena ascoltato dal Mediatore.
I silenzi, magari a volte anche piuttosto lunghi, hanno una loro grande importanza.
Il Mediatore deve concedere molta attenzione al silenzio in quanto costituisce una modalità diversa di comunicazione il cui significato può variare con le relazioni, la cultura le varie situazioni.
E’ molto importante comprendere le motivazioni che portano un silenzio a prolungarsi, tentare di capire cosa sta accadendo cosa si muove dentro le persone, cosa le blocca.
Per capire il Mediatore può anche esplicitare la propria interpretazione del silenzio che aleggia chiedendo conferma.
Talvolta è sufficiente un minimo sguardo o un cambio di posizione per palesare un disagio, una gioia oppure un dolore, ed è proprio sapendo usare il silenzio che il Mediatore è in grado di aprire uno spazio per accogliere chi è entrato nella stanza della Mediazione e “sentirlo”.
La comunicazione viene portata in un’altra dimensione, ci si parla con lo sguardo, con il sorriso oppure con le lacrime o la postura.
Attraverso il silenzio emerge quanto non detto, il dolore non espresso le parole non urlate.
Usando le parole di un film del 1999 “Storia di noi due” “i silenzi più rumorosi sono quelli pieni di tutte le cose dette in modo sbagliato, dette trecento volte”.
parole illuminanti, nel silenzio
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