Ti racconto...ti ascolto

Oggi desidero volgere uno sguardo speciale ai  nostri figli. 

La separazione  costituisce un evento molto forte nella vita dei singoli, sia adulti che bambini, un’esperienza altamente stressante, seconda solo al decesso del coniuge, con  ripercussioni nella sfera dei singoli sia a livello individuale che relazionale.

Ho sempre nutrito un grande interesse per le relazioni e le problematiche che coinvolgono le famiglie, in particolare per quelle che che riguardano la rottura del legame e per tutte le emozioni che permeano questi eventi.

Il mio sguardo spesso si è posato sui figli i quali sovente privi di informazioni,  siano essi bambini o ragazzi,  subiscono la separazione e si trovano a dover accettare le scelte degli adulti.

E’ cosa molto importante che ai figli venga riconosciuta la possibilità di  superare il dolore nella separazione e questo può avvenire solo ed esclusivamente se ai figli viene data l'occasione  di esprimere questo dolore, di raccontarlo di raccontarsi.

Nella vita si tende ad allontanare il dolore.

Quando diamo la vita a un figlio tutti desideriamo per lui il meglio. 

Nel corso della gravidanza i sogni, i pensieri che costellano quel periodo sono spesso rosei ci immaginiamo un mondo quasi magico, dove nulla e nessuno potrà ingrigire l’atmosfera che si respira nella nuova famiglia.

Nessuno di noi desidera far soffrire un figlio e nel corso di una separazione, quando questo  accade, (al di là dei casi estremi e patologici) non è mai volontario  e spesso non ci rendiamo  conto di causare un dolore  presi come siamo dalle vicende della vita e dalla crisi coniugale. 

Il dolore non è qualcosa che piace, ma ha il potere di stimolare l'individuo a fare appello a tutte le energie possibili e potenziali che possono dare l'opportunità di risalire dal tunnel e guardare all'orizzonte attraverso il binocolo della speranza.


Quando una famiglia si disgrega coloro che temono il dolore proprio o degli altri, soprattutto il dolore dei figli, tentano una sorta di anestesia evitando pertanto di affrontare la domanda che i figli inevitabilmente  pongono, illudendosi di cancellare il sintomo ma lasciando inalterata la sorgente del dolore stesso.

Nella vita le esperienze mancate lasciano una traccia indelebile, una tensione che poi nel tempo esplode facendosi reale, concreta.

Passioni negate, amori non vissuti fino in fondo, esperienze desiderate e mancate ci accompagnano nel corso del nostro cammino e questo include anche le emozioni che temiamo, come il dolore, la rabbia, la tristezza che se non sono legittimate, non sono vissute appieno si ripresentano poi  sul palcoscenico della vita sotto altre sembianze.

La parete che separa il conscio dall'incoscio è talmente sottile che è sufficiente un momento di debolezza, un suono, un profumo, una parola, una visione ad aprire uno squarcio nella memoria e riportarci là in quel punto fermo rimasto dentro di noi. 

Nel corso di una separazione dare ai figli la possibilità di esprimersi, di raccontare il dolore, lo smarrimento, accompagnarli nell'esternazione dei sentimenti di paura, rabbia, ascoltare dalle loro labbra parole che ci fanno male, che ci feriscono significa stare loro accanto in quel cambiamento che li porta da una situazione passiva a far luce sulla  consapevolezza  di quanto stanno  vivendo.

Questa trasformazione è davvero difficile perché laddove i genitori sono coinvolti dal conflitto coniugale, sono impegnati nella guerra con il coniuge non riescono ad andare incontro ai bisogni emotivi più profondi dei loro figli, i quali spesso non si sentono autorizzati a manifestare i loro sentimenti.

Per i figli è una situazione molto dolorosa  più ancora dell’evento separazione tout court il non sentirsi accolti, non sentirsi ascoltati.

Spesso viene chiesto ai figli di partecipare al dolore degli adulti, di capirli e annullare totalmente un’espressione autonoma del proprio dolore.

Gli adulti   hanno la possibilità di confrontarsi tra loro, con il terapeuta, con il medico, tra amici, con il mediatore in sintensi hanno una maggiore possibilità di condividere il dolore.

I figli in queste vicende sono spesso soli, non esternano le vicende familiari a scuola o con gli amici e se lo fanno edulcorano le situazioni, perché nel momento stesso in cui noi narriamo le cose diventano reali, oppure regna sovrana la paura di non essere compresi, capiti o addirittura fraintesi.

Nella separazione il vero protagonista è la relazione e per mamma e papà si tratta del naufragio di un progetto di vita, di convivenza dal quale sanno che comunque possono riemergere anche se faticosamente.

Per i figli trattasi di un indebolimento della propria sicurezza,  di uno smarrimento che rimarrà sempre nella memoria e da adulti dovranno fare lo sforzo di volgere lo sguardo in maniera diversa per non farsi condizionare dal passato.

Il momento della separazione è un evento topico nella vita dei figli perché da come viene affrontato, da come viene gestito, da quanto vengono coinvolti i figli nelle decisioni dipende la loro crescita, il loro futuro il loro sentirsi veramente importanti e riconosciuti come individui.

Nella separazione  tutto dipende da come i genitori vivono il conflitto e contrattano la fine del loro matrimonio.

I figli possono solo accettare e rielaborare quanto vedono e sentono e spesso tra fratelli questo "sentire" avviene in maniera totalmente dissimile, viene colta a livelli completamente diversi, perché tutto dipende dalla sensibilità individuale e dalle percezioni personali.

Laddove la separazione non viene  comunicata al bambino si corre il rischio che il figlio decida di indossare una maschera che gli dia la possibilità di nascondersi dal mondo, facendo emergere un falso sé che impedisce il fluire delle emozioni.

La rottura familiare se non raccontata, non comunicata, non tradotta in parole provoca un blocco nella mente che all'esterno non si percepisce, non si vede ma rimane dentro a chi ha subito un cambiamento non annunciato. 

E' solo la condivisione delle emozioni che offre la possibilità di viverle, attraversarle e superarle è solo dando voce ai nostri fantasmi celati nei meandri della  mente che riusciamo a togliere loro il potere e creare una nuova automia affrancata dal passato.



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