Una lettera

Tanti anni fa quando ancora la tecnologia non aveva invaso le nostre vite con gli smartphone, tablet, chat, whatsApp, quando ancora i ragazzi usavano le penne per  scrivere lunghe lettere per amarsi o per odiarsi, per fidanzarsi o per lasciarsi un ragazzo scrisse una lunga lettera ad una ragazza spiegando i motivi che, secondo il suo punto di vista, stavano portando verso la fine la loro storia d’amore.

Tra i fiumi di parole che scorrevano sul foglio di carta spiegava con candore, innocenza e tanta ingenuità che nonostante il bene che si erano voluti, le diversità che esistevano tra loro avevano impedito che loro diventassero una cosa sola.

Mi chiedo se davvero per essere felici in una relazione si debba diventare “una cosa sola”, oppure se questo desiderio di fusione possa ricondursi alla  paura di porre uno sguardo diverso, di vivere e di attraversare le diversità dell’altro e vedere dove ci conduce.

Cosa significa diventare una cosa sola?

Vivere in simbiosi?

Morire all’interno di una relazione ed evitare di crescere, vivere creando un falso sé che corrisponda ai desideri dell’altro, ai suoi bisogni che non sono i nostri?

Oppure, forse, essere felici in una relazione  è possibile nonostante le diversità, anzi la diversità diventa veicolo di curiosità, perché si l’altro è diverso da me e proprio per questo si mostra, mi fa vivere qualcosa di insostituibile, talvolta bello, talvolta irritante certo, ma sicuramente vivo.

Regalare all’altro la possibilità di vederci come siamo davvero e soprattutto regalare a noi l’occasione per essere noi stessi, nella spontaneità è un cammino che conduce alla comunicazione vera e che costa tanta, tantissima fatica...e pertanto talvolta si preferisce non ascoltare e girare lo sguardo altrove….

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