Parliamo di conflitto?

Oggi vorrei soffermarmi sul tema scottante del conflitto. 

Non possiamo parlare di Mediazione Familiare e prescindere dal conflitto. Sono due temi strettamente correlati due volti della  stessa medaglia.

Sono perfettamente consapevole della friabilità del terreno in cui mi sto addentrando e se non sto attenta rischio di affogare nelle mie stesse parole nei miei stessi pensieri.

Mi farò accompagnare in questo viaggio da una citazione di Thomas Gordon che recita :

Il conflitto non è necessariamente un male; va invece considerato come realtà di qualsiasi rapporto. 
Infatti, un rapporto apparentemente privo di conflitti potrebbe risultare più malsano di un altro con conflitti frequenti.

Quanta verità in questa affermazione, quanta contraddizione nel contempo…

Come può conciliarsi un rapporto sano con la presenza del conflitto, e ancora….possiamo pensare ad una situazione di serenità, di armonia dove c’è conflitto? 

I pensieri si accavallano, si mescolano tra loro, posso immaginare i vostri volti, i vostri sorrisi di fronte all’affermazione di Gordon, immagino le vostre emozioni nel pensare alla vostra vita, ai conflitti che quotidianamente tutti noi viviamo all’interno della coppia, ma anche con i figli, sul lavoro, con gli amici.

Ogni giorno, tutte le persone del mondo, tutte le coppie del mondo vivono piccole o grandi esperienze conflittuali che quotidianamente appesantiscono il nostro vivere, i nostri rapporti.

Ma Gordon quindi cosa desidera comunicarci?

Un conflitto può nascere dalla diversità  di pensieri, culture, valori e soprattutto dalla difficoltà a cogliere i bisogni, le esigenze e le ragioni dell’altro, in sintesi deriva dalla difficoltà ad accettare la divergenza.

In generale noi non siamo attrezzati per affrontare i conflitti in maniera adeguata.

Quando tra due bambini sfocia una lite la prima reazione, naturale, dei genitori è chiedere loro “chi è stato” umiliando i piccoli verbalmente e magari anche applicando delle punizioni.

Le umiliazioni che scaturiscono da questa esperienza entrano e crescono con il bambino il quale in età adulta tende a vivere le contrarietà relazionali come minacciose e vissute con una sensazione di pericolo.

Esiste una correlazione imprenscindibile tra difficoltà nel gestire i conflitti in età adulta e tasti dolenti infantili.

Quasi per tutti noi il momento conflittuale è fonte di ansia e di paura e l'incapacità di accogliere e gestire le proprie reazioni può portare alla fuga o minare la relazione e renderla distruttiva.

Possiamo dire che   un conflitto nasce da un bisogno insoddisfatto, da una situazione frustrante oppure dalla nostra incapacità o timore di comunicare il nostro bisogno in maniera efficace, adeguata per l’altro.

Abbiamo paura di non essere in grado di gestire le emozioni scatenate dal confronto con l’altro, perché non siamo stati educati a governarle e ne siamo spaventati.

Quello che ci soffoca  è la paura di esprimere il nostro punto di vista stratificando in siffatto modo le emozioni che nel tempo costruiscono un muro invalicabile che non ci permette di comunicare.

In famiglia questo accade spesso, praticamente sempre, nonostante la famiglia sia il luogo primario degli affetti, il nostro porto sicuro, ma è anche il posto dove spesso siamo messi a nudo oppure più colpiti a livello emotivo.

Tuttavia in famiglia spesso esiste la tendenza a nascondere il conflitto, per timore delle discussioni, del confronto, confondendo l’armonia familiare con il sogno di una famiglia felice.

Il sogno deluso della famiglia felice, unita, priva di problemi porta inevitabilmente a covare una rabbia che si trascina nel tempo generando poi liti per futili motivi, le cui radici in realtà affondano in terreni molto profondi.

Chi non ha provato l’esperienza di vivere delle liti  con l’altro ma  nel profondo del proprio io? 

E’ pertanto necessario e importante imparare a vivere il conflitto  senza scappare, assumendo un atteggiamento costruttivo usando strumenti che ci permettano di fronteggiare la situazione prima che degeneri.

E’ necessario tuttavia  partire da noi, prima che dagli altri, riconoscere le nostre emozioni, dare un nome a ciò che in quel preciso momento stiamo provando.

Ritorno con il pensiero al film uscito pochi mesi fa “Inside Out” dove ci viene insegnato che le emozioni anche le più negative devono essere   riconosciute, vissute nella loro totalità, hanno bisogno di una loro giusta collocazione  per darci la possibilità connetterci agli altri e sentirli.

Il nostro amico Erich Fromm Erich Fromm ci insegna che un’illusione molto comune è che l'amore implichi necessariamente l'assenza del conflitto e ci insegna che i veri conflitti tra due persone non sono mai distruttivi. 

Lo strumento magico e che rende possibile questo è una comunicazione che nasce dal profondo.

Sempre secondo Fromm solo in questa "esperienza profonda" è la realtà umana, solo là è la vita, solo là è la base per l'amore sentito.

All’interno di una coppia il fatto che ci sia armonia o conflitto, gioia o tristezza è di importanza secondaria.

Quello che davvero è importante è se due persone si sentono ed è questo  che rileva ai fini della profondità del rapporto e della vitalità dello stesso, ovverosia  la forza comunicativa.

Laddove la forza comunicativa difetta allora il conflitto (anche il minimo conflitto) sarà sempre distruttivo.

Vorrei lasciarvi oggi con una citazione di Cesare Pavese che riassume in una riga uno dei problemi fondamentali di tutti noi:
Tutto il problema della vita è questo: come rompere la propria solitudine, come comunicare con gli altri.” 




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