La stanza magica

Entriamo nella stanza della Mediazione...

L’organizzazione della stanza di Mediazione Familiare (setting) è particolarmente importante.

Le persone spesso si stupiscono quando entrano in una stanza della Mediazione.


 Sovente si aspettano di vedere quanto già spesso hanno visto in uno studio di un avvocato o di altri professionisti ed invece le cose si presentano in maniera molto diversa.

Gli uomini e le donne che arrivano in Mediazione hanno un vissuto di anni, mesi in cui si sono fronteggiati e soprattutto sono stati messi nelle condizioni di porsi tra di loro come antagonisti, sollecitati in questo oltre che da sé stessi anche  da parenti, amici o altri professionisti.

Il concetto di collaborazione è ancora sconosciuto e soprattutto su di esso aleggia un velo di incredulità.


“…con lui non si può parlare, immagina collaborare, non sa cosa vuol dire”
“..mi insulta da anni, la realtà fuori è diversa, proviamo questa  mediazione, ma già sappiamo che non funziona non c’è possibilità”.

 La disposizione della stanza ha come fine quello di proiettare la coppia in un altro dove, in un altro scenario in cui le premesse, le cornici da cui la coppia stessa parte  si muove e nelle quali ognuno di loro si è arroccato possono essere modificate.


Nella stanza della Mediazione non c’è una scrivania dietro la quale si siede il Mediatore, scrivania che crea comunque una certa distanza.

Le persone spesso si trovano in una stanza arredata in maniera molto semplice con un tavolino basso rotondo e tre sedie.

La rotondià del tavolo simboleggia la mancanza di ostacoli atto a far circolare la comunicazione.

Le coppie si siedono uno accanto all’altra, ma chiaramente a debita distanza, davanti al mediatore e in tal modo si attivano una serie di dinamiche mai contemplate o sperate.

Le sedie vicine, anche se distanti, sono comunque un invito alla collaborazione; il tavolo rotondo e basso permette agli sguardi di circolare e soprattutto il mediatore è alla stessa altezza delle persone e può mantenere un rapporto oculare con entrambi  garantendo una certa reciprocità.

Molti Mediatori usano anche un tavolino piccolo colorato con un paio di sedie colorate che rappresentano i bambini, come se fossero presenti anche loro nella stanza, perché se i genitori decidono di andare in Mediazione è prima di tutto per tentare di andare al di là del loro conflitto per raggiungere una serie di accordi condivisi e durevoli relativi alla responsabilità genitoriale.

In Mediazione si utilizza molto la lavagna a fogli mobili, le informazioni sono condivise da tutti e vengono appese alla parete ogni volta, in modo tale che ad ogni incontro tutti possono ricordare quanto detto e riportato nelle varie sedute.

Il setting in Mediazione quindi è particolarmente importante e deve essere un invito all’accoglienza.

Il Mediatore è nella stanza per aiutare le persone, ma i veri protagonisti sono loro, non il Mediatore.


Il Mediatore li aiuta ad autodeterminarsi a sviluppare le potenzialità che ognuno ha al proprio interno che permettono di prendere decisioni condivise per loro e per i figli.

Accoglienza significa anche che le persone devono sentirsi a loro agio, devono sentirsi libere anche di lasciare la stanza e soprattutto non devono sentirsi giudicati.

Il Mediatore deve sospendere ogni giudizio altrimenti non parliamo di Mediazione.


La mancanza di giudizio in tale processo è fondamentale, il Mediatore non giudica positivamente o negativamente le persone le varie soluzioni proposte, anche le più fantasiose, lasciando ampio spazio all’autodeterminazione e alla creatività dei protagonisti, non temendo il conflitto.

Il rapporto tra il Mediatore e le persone non è un rapporto tra chi ha delle conoscenze e chi non ne ha bensì si tratta di una conoscenza reciproca di un reciproco arricchimento.

L'assenza di giudizio, l’umiltà sono i pilastri   del setting mentale del Mediatore senza il quale non è possibile lavorare.


Al termine della Mediazione le persone avranno appreso un metodo per affrontare le difficoltà che si presentantaranno nella loro vite successivamente. 

Potranno decidere di voler incontrare ancora il Mediatore oppure saranno libere di gestire i problemi in piena autonomia, ma con meno paura, meno rabbia più consapevolezza e soprattutto saranno in grado  di  trovare degli accordi più consoni alle loro esigenze.

E questa è magia..

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