Tra diritto e funzione sociale

Uscire da una relazione non è semplice, la razionalità deve trovare un equilibrio con l’emotività e questo comporta modifiche dell’umore, delle abitudini, della percezione di sé che deve ricercare una nuova identità affrancata dal legame che è venuto meno.

Quando una persona si separa o divorzia l’effetto emotivo che ne scaturisce riverbera in ogni ambito della sfera personale o professionale.

Tuttavia la domanda reale di ricorso alla Mediazione Familiare è ancora piuttosto ridotta e la maggioranza dei cittadini di fronte ad una rottura coniugale si rivolge immediatamente ad un Avvocato come se in questo tipo di controversie non venisse assolutamente riconosciuta la valenza affettiva, etica o sociale.

Eventi come separazione, divorzio,  cessazione della convivenza rappresentano un passaggio critico nella vita degli adulti e dei bambini coinvolti poiché portano a una ridefinizione della precedente organizzazione, la rivisitazione dei propri ruoli, la ricerca di nuovi riferimenti e di identità personale.

La società moderna che valorizza scelte libere ed individuali ha scomposto e reso permeabili i confini delle famiglie che si dividono.

I figli si trovano a viaggiare da una casa all’altra e a sperimentare l’appartenenza a più di un gruppo familiare; i rapporti di parentela si possono modificare, a volte indebolendo quelli di origine, a volte includendone oppure escludendone altri.

In questi contesti il rischio per i figli è rappresentato sia dal protrarsi delle relazioni conflittuali sia dalla possibilità di perdere la continuità del legame con il genitore che si trasferisce altrove oppure con i parenti di quel ramo genitoriale, perdendo in tal modo la continuità e il senso della propria storia personale e della propria identità.

Stiamo assistendo a un cambiamento sociale di notevole entità in cui è messa in gioco la crescita serena dei minori, che deve essere garantita non solo e non tanto dalla famiglia in sé, quanto dalla qualità delle relazioni che li circondano.

L’Avvocato che si trova ad affrontare una separazione ha il difficile compito di passare da una logica di contrapposizione delle posizioni da gestire ad una logica di incontro, di interazione tra le stesse, dovendo cogliere nel contempo  la complessià  del conflitto e  concentrandosi sull'interesse del minore.

Il vero nodo nevralgico delle vicende separative è rappresentato proprio dalla  gestione delle del conflitto, dal riconoscimento delle emozioni che devono successivamente trovare riscontro in un accordo condiviso in cui le parti  possono  far risplendere la luce della consapevolezza della bigenitorialità.

Su questo sfondo si colloca la Mediazione Familiare finalizzata alla riduzione della conflittualità e volta alla ristrutturazione dei legami familiari attraverso l’apertura di canali di comunicazione nella coppia.

La Mediazione Familiare può pertanto costituire il più importante ausilio dell' Avvocato nella gestione della crisi familiare.

Come abbiamo già sottolineato il nostro ordinamento offre un posto davvero marginale alla Mediazione che ritroviamo nell’art. 337 octies del Cod Civ.

Tuttavia al Legislatore non può e non deve sfuggire  l’ “ascolto” di quei segnali sociali che sono spesso lo sfondo costante dei fatti di cronaca nera.

Sarebbe auspicabile una collaborazione tra i diversi ambiti professionali definendo la specificità del ruolo dell’Avvocato e del Mediatore, le modalità di invio da Mediatore ad Avvocato e viceversa oppure promuovendo l’aggiornamento professionale condiviso.

Al fine di sgomberare il campo da equivoci urge sottolineare che il lavoro del Mediatore non deve sostituire l’attività dell’Avvocato nelle vicende separative, ma ha la funzione di ristabilire un canale di comunicazione tra i coniugi e accompagnarli in un percorso parallelo a quello legale.

La Mediazione Familiare incarna i principi dell’art. 2 della nostra Costituzione soprattutto nella parte relativa alla solidarietà.

I genitori, anche se separati o divorziati, non smettono d’essere tali nei confronti dei figli ed anche tra gli ex-coniugi possono permanere delle conseguenze di natura patrimoniale che danno luogo alla cosiddetta solidarietà post-coniugale.

La Mediazione Familiare sotto questa accezione diventa proprio  una “funzione sociale” a sostegno dell’utilità sociale della famiglia e di questo si dovrebbe tener conto in un quadro normativo che disciplini le relazioni familiari.

Nell’attesa che l’istituto della Mediazione Familiare e la figura professionale del Mediatore Familiare trovino un riconoscimento a pieno titolo dal Legislatore, è d’uopo  che tutti gli operatori del Diritto siano sensibilizzati e si dimostrino  aperti alla cultura della Mediazione, riconoscendo ad essa un valore importante e coadiuvante e non oppositivo all’attività dell’Avvocato.

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